La domanda è pleonastica: cosa stiamo aspettando prima di mettere un senso unico (e magari un divieto di sosta) in quella strada che adesso si prende il traffico di tutti quelli che prima percorrevano il corso dei Mille al contrario?
Prima che cominciate a dirmi maleparole:
Circonvallazione sud. Si chiama ancora così? Beh, via Nino Bixio non prende proprio tutto quel traffico, ma la circonvallazione sud non ha di questi problemi, essendo abbastanza larga e su carreggiate separate (magari li si potrebbero anche aggiungere, i parcheggi). I problemi li nascono in via Kennedy, ma non ci sono sorprese: i problemi si vedono solo quando la gente posteggia mentula canis, cosa molto pericolosa per tutti. Ma siamo ad Alcamo, ognuno pensa per se, ognuno si incazza se c'è traffico, ognuno chiede scusa se è la causa di quel traffico, ognuno -purtroppo- viene perdonato, e quasi ognuno, a turno è causa di quel traffico, riferendoci alla via Kennedy sono quelli che posteggiano col culo di fuori (svergognati!).
Cosa succede in giro per l'italia? In giro per l'Italia succedono tante cose, ma Alcamo si rende sempre particolare. Blog collaborativo, scritto da gente stanca di vedere l'immagine di Alcamo vandalizzata dai suoi stessi cittadini.
sabato 12 dicembre 2009
venerdì 11 dicembre 2009
Crocifissi nel tempio della scienza?
Fa molta rabbia leggere un ragazzo incazzato per una del tutto eventuale rimozione dei crocifissi dalle aule, sul giornalino del liceo scientifico (eh, si: siete un'ottima fonte di ispirazione).
Simboli dell'identità culturale. Nell'articolo ci si rivolge ad un simbolo religioso chiamandolo «simbolo della storia, della cultura italiana e dell’identità del paese», cosa che allora dovrebbe spingerci, senza scadere nel ridicolo, a tenere in tutte le aule: un modellino della Roma imperiale, un busto di Dante Alighieri e il tricolore (non menziono pizza, mandolino, coppola, trecce d'aglio e piante di pomodoro perché sarebbe oggettivamente ridicolo).
Diritti o privilegi? Il potere della maggioranza. Il tizio concludendo il suo articolo URLA «giù le mani dai crocifissi», come se lo stessero uccidendo, attaccandosi ad un privilegio visto come diritto, che non può più essere mantenuto, anche perché, viste le proiezioni demografiche non possiamo permettere che in futuro la nuova formata maggioranza teocraticamente proibisca la carne di maiale, per esempio. È indubbiamente necessario slegare le questioni religiose dall'amministrazione di uno stato, che —fino a prova contraria — deve rappresentare cittadini appartenenti a tutte le religioni o anche a nessuna, senza ovviamente porre limitazioni a tutti sulla base di credenze di una parte.
Tenore degli ambienti. Tale persona scrive anche «il più degli italiani accetta la presenza del crocifisso», lasciando intendere che se non si trova opposizione allora si possano appendere simboli di qualsiasi cosa: allora a Napoli dovremmo aspettarci la maglia di Diego Armando "El Pibe de Oro" Maradona in ogni aula, oppure no, in quanto non sarebbe adeguato al tenore didattico dell'ambiente. Quindi perché si dovrebbe spiegare l'evoluzionismo o la teoria del big bang all'ombra di tale simbolo? Non sembra inadeguato rispetto al tenore scientifico del luogo?
Giustificazionismo leghista. L'estensore di quell'articolo cade nel ridicolo tranello leghista quando si riferisce ad altre culture dicendo «loro fanno di peggio, quindi noi siamo apposto». Questo atteggiamento si chiama sociologismo deteriore (non esattamente, li si tratta di dire «lo fanno tutti, perché io no?») ed è una delle cose più inutili e dannose che le tecniche decisionali abbiano mai visto (insieme al paradosso di Abilene).
Valore del cristianesimo nella storia e sua funzione attuale. Neppure ha ragione quando dice «E’ come se volessero negare il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale.», lasciando intendere che le situazioni sono immutabili. Il cristianesimo è stato una parte importante della storia e della cultura europea, della storia. Adesso è solo un inutile impedimento sulla strada del progresso, sarebbe bene che si facesse da parte, come si è fatto da parte l'ormai lento e affannato impero di Roma nei confronti della civiltà medioevale. Naturalmente qui non si parla di spiritualità, fatto personale sul quale nessuno ha da ridire: qui si parla della posizione politica e del potere temporale che continua ad anacronisticamente esercitare (e non venitemi a raccontare storielle sulla breccia di porta pia e l'unità d'Italia perché le sue infiltrazioni nelle strutture dello stato sono tanto evidenti quanto dannose).
ps: Il suo articolo prosegue con una storiella in cui alla fine egli stesso rimuove il crocifisso per custodirlo privatamente: nulla in contrario a questo, magari li custodisca tutti lui.
Simboli dell'identità culturale. Nell'articolo ci si rivolge ad un simbolo religioso chiamandolo «simbolo della storia, della cultura italiana e dell’identità del paese», cosa che allora dovrebbe spingerci, senza scadere nel ridicolo, a tenere in tutte le aule: un modellino della Roma imperiale, un busto di Dante Alighieri e il tricolore (non menziono pizza, mandolino, coppola, trecce d'aglio e piante di pomodoro perché sarebbe oggettivamente ridicolo).
Diritti o privilegi? Il potere della maggioranza. Il tizio concludendo il suo articolo URLA «giù le mani dai crocifissi», come se lo stessero uccidendo, attaccandosi ad un privilegio visto come diritto, che non può più essere mantenuto, anche perché, viste le proiezioni demografiche non possiamo permettere che in futuro la nuova formata maggioranza teocraticamente proibisca la carne di maiale, per esempio. È indubbiamente necessario slegare le questioni religiose dall'amministrazione di uno stato, che —fino a prova contraria — deve rappresentare cittadini appartenenti a tutte le religioni o anche a nessuna, senza ovviamente porre limitazioni a tutti sulla base di credenze di una parte.
Tenore degli ambienti. Tale persona scrive anche «il più degli italiani accetta la presenza del crocifisso», lasciando intendere che se non si trova opposizione allora si possano appendere simboli di qualsiasi cosa: allora a Napoli dovremmo aspettarci la maglia di Diego Armando "El Pibe de Oro" Maradona in ogni aula, oppure no, in quanto non sarebbe adeguato al tenore didattico dell'ambiente. Quindi perché si dovrebbe spiegare l'evoluzionismo o la teoria del big bang all'ombra di tale simbolo? Non sembra inadeguato rispetto al tenore scientifico del luogo?
Giustificazionismo leghista. L'estensore di quell'articolo cade nel ridicolo tranello leghista quando si riferisce ad altre culture dicendo «loro fanno di peggio, quindi noi siamo apposto». Questo atteggiamento si chiama sociologismo deteriore (non esattamente, li si tratta di dire «lo fanno tutti, perché io no?») ed è una delle cose più inutili e dannose che le tecniche decisionali abbiano mai visto (insieme al paradosso di Abilene).
Valore del cristianesimo nella storia e sua funzione attuale. Neppure ha ragione quando dice «E’ come se volessero negare il ruolo del cristianesimo nella formazione dell’identità europea, che invece è stato e rimane essenziale.», lasciando intendere che le situazioni sono immutabili. Il cristianesimo è stato una parte importante della storia e della cultura europea, della storia. Adesso è solo un inutile impedimento sulla strada del progresso, sarebbe bene che si facesse da parte, come si è fatto da parte l'ormai lento e affannato impero di Roma nei confronti della civiltà medioevale. Naturalmente qui non si parla di spiritualità, fatto personale sul quale nessuno ha da ridire: qui si parla della posizione politica e del potere temporale che continua ad anacronisticamente esercitare (e non venitemi a raccontare storielle sulla breccia di porta pia e l'unità d'Italia perché le sue infiltrazioni nelle strutture dello stato sono tanto evidenti quanto dannose).
ps: Il suo articolo prosegue con una storiella in cui alla fine egli stesso rimuove il crocifisso per custodirlo privatamente: nulla in contrario a questo, magari li custodisca tutti lui.
lunedì 7 dicembre 2009
Ma che candidati ci sono?
«ma devo scrivere sui candidati, ormai ex, alla carica di rappresentante degli studenti del liceo scientifico?» Questo mi chiesi. E mi sono risposto: massì, sono personaggi pubblici quindi commentare le loro interviste è cosa buona e giusta, e se queste possono essere indicatore del tipo di persone che si rendono disponibili per l'attività politica, ancora meglio.
Visto che quella che mi trovo davanti è una copia del giornalino d'istituto della suddetta scuola, tenterò di analizzare le loro risposte seguendo lo stesso ordine stabilito dai redattori.
(disclaimer: non è una valutazione sulle persone, ma solo sull'immagine che danno dalle loro risposte)
Caso vuole che le risposte migliori siano all'inizio: infatti Benedetto Lauria è quello che costruisce meglio la sua immagine, usa risposte sapientemente preparate, dice al pubblico quello che vuole sentirsi dire pur non ripetendo proposte vecchie e irrealizzabili. A parole.
Proseguiamo con il secondo, Giuseppe Cottone: non si espone, non si sbilancia, non dice nulla. Si pone, complice la brutta foto usata, su un piedistallo dal quale sembra dire «voi non mi raggiungerete mai».
Maria Cristina Morsellino è un caso disperato, a leggerla sembra che il suo unico merito sia quello di essere una ragazza. Una femmina maschilista che aumenta il circuito tutto italiano di ipnosi a base di tette e culi. Si dice «tira più un pelo di figa che un carro di buoi», e dalle sue risposte si capisce che ella lo ha ben capito.
Per Mario Accardi vale lo stesso discorso fatto per Giuseppe Cottone, meno il piedistallo: un anonimo che non dice niente, non comunica niente, non da motivi per farsi votare.
Matteo Di Stefano condensa in una risposta tutto quello che ha da dire: «non sono popolare, votatemi», non una parola in più, non una proposta, non un motivo per votarlo, semplicemente: guardate la mia bella faccia simpatica, non votereste uno così?
L'unico commento per un Mauro Impellizzeri che dice «Alcuni sono stati votati per popolarità e spero che quest’anno non possa accadere» è «no comment». Se poi aggiungiamo che la sua massima preoccupazione è il servizio d'ordine per le assemblee, ripetiamo il «no comment».
Rosario Cottone dice che i rappresentanti passati erano bravi, ma butta fango sul loro operato. Un po' contraddittorio, per uno che aspira a una posizione di potere... Stesso piedistallo anche per lui, noi non lo raggiungeremo mai.
Riguardo Vito Turano: impresentabile, non ho mai sopportato quelli che si presentano dicendo «io sono giovane e quindi merito attenzione». L'attenzione si merita sul campo, con le proprie affermazioni, non per meriti non propri come l'avere 5 anni in meno o l'essere femmina.
Dopo aver scritto tutte queste fangosità su questi picciotti, sarebbe buona cosa trarne delle conclusioni: se questo è tutto quello che abbiamo o sappiamo comunicare, siamo messi davvero male. Quale sarà il futuro di questo paese? Dobbiamo affidarci a "quelli del liceo classico"?
Visto che quella che mi trovo davanti è una copia del giornalino d'istituto della suddetta scuola, tenterò di analizzare le loro risposte seguendo lo stesso ordine stabilito dai redattori.
(disclaimer: non è una valutazione sulle persone, ma solo sull'immagine che danno dalle loro risposte)
Caso vuole che le risposte migliori siano all'inizio: infatti Benedetto Lauria è quello che costruisce meglio la sua immagine, usa risposte sapientemente preparate, dice al pubblico quello che vuole sentirsi dire pur non ripetendo proposte vecchie e irrealizzabili. A parole.
Proseguiamo con il secondo, Giuseppe Cottone: non si espone, non si sbilancia, non dice nulla. Si pone, complice la brutta foto usata, su un piedistallo dal quale sembra dire «voi non mi raggiungerete mai».
Maria Cristina Morsellino è un caso disperato, a leggerla sembra che il suo unico merito sia quello di essere una ragazza. Una femmina maschilista che aumenta il circuito tutto italiano di ipnosi a base di tette e culi. Si dice «tira più un pelo di figa che un carro di buoi», e dalle sue risposte si capisce che ella lo ha ben capito.
Per Mario Accardi vale lo stesso discorso fatto per Giuseppe Cottone, meno il piedistallo: un anonimo che non dice niente, non comunica niente, non da motivi per farsi votare.
Matteo Di Stefano condensa in una risposta tutto quello che ha da dire: «non sono popolare, votatemi», non una parola in più, non una proposta, non un motivo per votarlo, semplicemente: guardate la mia bella faccia simpatica, non votereste uno così?
L'unico commento per un Mauro Impellizzeri che dice «Alcuni sono stati votati per popolarità e spero che quest’anno non possa accadere» è «no comment». Se poi aggiungiamo che la sua massima preoccupazione è il servizio d'ordine per le assemblee, ripetiamo il «no comment».
Rosario Cottone dice che i rappresentanti passati erano bravi, ma butta fango sul loro operato. Un po' contraddittorio, per uno che aspira a una posizione di potere... Stesso piedistallo anche per lui, noi non lo raggiungeremo mai.
Riguardo Vito Turano: impresentabile, non ho mai sopportato quelli che si presentano dicendo «io sono giovane e quindi merito attenzione». L'attenzione si merita sul campo, con le proprie affermazioni, non per meriti non propri come l'avere 5 anni in meno o l'essere femmina.
Dopo aver scritto tutte queste fangosità su questi picciotti, sarebbe buona cosa trarne delle conclusioni: se questo è tutto quello che abbiamo o sappiamo comunicare, siamo messi davvero male. Quale sarà il futuro di questo paese? Dobbiamo affidarci a "quelli del liceo classico"?
sabato 5 dicembre 2009
Open call for writers
Qualcuno vuole scrivere per Vergogne?
Non venite a dirmi che non è vero perché non ci credo: sappiamo benissimo che li fuori in mezzo alla cacca alcamese c'è qualcuno che vuole scrivere qui. È arrivato il suo momento, vergogne cerca collaboratori. Indi, chiunque sia interessato a scrivere su questo magnifico blog, ci contatti in qualche modo (vogliamo gente sveglia, qui: non edonisti della scrittura che non riescono nemmeno a trovare un contatto... o lasciare un commento).
Ormai penso abbiate capito che tipo di gente cerca Vergogne, gente in grado di scrivere in maniera gradevole di argomenti sgradevoli (e a volte puzzolenti) ma anche divertenti, perché in una città che nonostante voglia atteggiarsi metropolita, si comporta ancora da paese (e anche indipendentemente da ciò), non si può fare a meno di ridere delle altrui malafiure.
Signori, che dire? Vi aspettiamo.
Non venite a dirmi che non è vero perché non ci credo: sappiamo benissimo che li fuori in mezzo alla cacca alcamese c'è qualcuno che vuole scrivere qui. È arrivato il suo momento, vergogne cerca collaboratori. Indi, chiunque sia interessato a scrivere su questo magnifico blog, ci contatti in qualche modo (vogliamo gente sveglia, qui: non edonisti della scrittura che non riescono nemmeno a trovare un contatto... o lasciare un commento).
Ormai penso abbiate capito che tipo di gente cerca Vergogne, gente in grado di scrivere in maniera gradevole di argomenti sgradevoli (e a volte puzzolenti) ma anche divertenti, perché in una città che nonostante voglia atteggiarsi metropolita, si comporta ancora da paese (e anche indipendentemente da ciò), non si può fare a meno di ridere delle altrui malafiure.
Signori, che dire? Vi aspettiamo.
venerdì 4 dicembre 2009
Google non gradisce il vino, a quanto pare
Micropost: provate a cercare "alcamo wine weekend" su google. Il sito ufficiale non compare in prima pagina, la fanpage su facebook è in decima posizione.
Ma una volta tanto sappiamo di chi è la colpa.
Ma una volta tanto sappiamo di chi è la colpa.
Piove sul seminato
Oggi pomeriggio si è svolto ad Alcamo un corteo di agricoltori -e non solo- al fine di porre l'attenzione sulla difficile condizione nella quale versa la produzione vitivinicola locale. Il corteo si è snodato lungo le vie principali della Città, sotto un pioggia battente, che però non ha impedito un'ampia e sentita partecipazione della popolazione. Erano inoltre presenti delegazioni di agricoltori di paesi limitrofi -Grisì e Camporeale-. La manifestazione ha avuto anche l'appoggio delle attività commerciali delle vie interessate dal corteo. Gli esercizi commerciali hanno infatti provveduto a spegnere tutte le luci presenti al loro interno, con l'intento di solidarizzare con i partecipanti di questo "funerale dell'agricoltura". Il fatto assume ancora maggior rilievo, se pensiamo che si è svolto proprio oggi che inizia ad Alcamo la famosa "Wine Week", tesa a valorizzare la produzione enogastronomica locale. Vedremo se tale forma di protesta porterà ai "frutti" (è proprio il caso di dirlo) sperati. Anche se non è la prima volta che ci si mobilita in tal senso. E sembra che ben poco nel corso del tempo sia cambiato...
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