domenica 21 giugno 2009

«grazie trapani!»

Resoconto semiserio del concerto principale della festa della Madonna, con annesse critiche
Inutile dire quanto sia scarso il noncantante che "allietava" la gente in viale italia nella serata del 20 giugno, letteralmente, con quella sua voce rauca (forse che Alcamo è troppo umida?), sembrava abbaiare. Ma non possiamo sottovalutare il richiamo turistico di centinaia di esseri ansiosi di sentirlo, cosa che fa indubbiamente bene all'economia del paese. Nonostante questo dobbiamo però riflettere su un punto: il vincitore del festival di sanremo sarà indubbiamente caro, più di altri; forse che "altri" non avrebbero ottenuto lo stesso successo di pubblico senza far rivoltare le budella a quei cittadini che con Maria DeFilippi non hanno nulla a che fare?
E non si può lasciare in secondo piano il fatto che il tizio, nonostante i 40k euri che sono stati spesi per lui e il suo concerto, non sapesse neanche in che città cantasse, (ergo non aveva alcun rispetto del suo pubblico, ergo sa benissimo che lo seguirebbe ovunque, ergo il suo pubblico è composto da una massa informe di fanatici teledrogati) urlando sul finire del concerto, in una memorabile malafiura per lui e per chi l'ha fatto venire «grazie trapani!». Ora noi potremmo anche far passare l'ignoranza sull'esitenza del paese "Città" di Alcamo a qualcuno che non l'ha mai visitata, ma che qualcuno che viene, si frega (anche se non è corretto dire così, sta pursempre lavorando) tot.mila euro, canta per due ore con intorno ragazzine esultanti che neanche si rendono conto del nullo (o quasi?) rispetto da parte dell'"artista" nei loro confronti, questo non è minimamente accettabile.
Intanto è una sonora mancanza di Rispetto e considerazione per il pubblico, che seppur qualitativamente paragonabile ad egli, resta comunque umano; e inoltre dimostra di essere trattato come star, la quale probabilmente non sa nemmeno quale sia il calendario completo dei suoi concerti, preso e sballottato in giro e scatafottuto su un palco con l'ordine:
«canta!».
Probabilmente egli è solo un ingranaggio di questo sistema dedito solo a produrre denaro (e non musica, almeno non Musica) sulle spalle dei teledrogati di prima; e magari, prima ancora che il tizio se ne renda conto, si ritroverà sostituito con qualcun altro. Senza che ci possa fare nulla.

giovedì 11 giugno 2009

CHE ACCADE QUANDO NON C’E’ UN “CHE”…

Un problema fondamentale della odierna società italiana è la mancanza, oramai consolidata e persistente, di saldi valori e punti di riferimento conoscitivi. Alcamo non fa eccezione. L’argomento potrebbe sembrare a prima vista banale e sviscerato in tutte le sue componenti e sfaccettature, ma così non è. La Storia, sia antica che moderna o contemporanea, della società mondiale è sempre stata contraddistinta dalla presenza di ideologie o “filosofie” che le hanno permesso di analizzare univocamente la realtà. E regolarmente l’ispirazione di queste teorie arrivava sempre da uomini cosiddetti “forti”, da “uomini della Provvidenza”. In ogni caso da gente capace di catalizzare intorno a sé una cospicua presenza di intellettuali teorizzanti, i quali sciorinavano linee guida e di riferimento, coerenti col pensiero del leader. Insomma, essi rappresentavano un elemento collante tra il pensiero (uomo forte) e l’azione (volgo). Quindi nella nostra analisi antropologico-sociale dobbiamo tenere conto di questa catena a tre anelli: colui che partorisce il pensiero, coloro che lo divulgano, coloro che lo mettono in pratica. Sempre nel pieno rispetto di una piramide gerarchica ben definita. Si possono citare innumerevoli esempi: Illuminismo, Futurismo, Nazismo…Ernesto “Che” Guevara. E oggi? Rimane valido lo schema proposto? Spesso no! Manca la persona o il piccolo gruppo che si fanno carico di portare avanti proposte nuove, alternative, risolutive. E cosa resta? Confusione. Incertezza. Lassismo. Alcamo riflette a livello cittadino ciò che avviene nel Paese su scala più grande. Fino a qualche anno fa vi era la guerra di mafia. La cosa più schifosa che possa esistere. Ma ciò innegabilmente portava stabilità, in quanto delineava i confini ben precisi di territorio e zone d’influenza. Adesso ci ritroviamo liberati dalla mafia, almeno in parte. Ma siamo colpiti da quello che viene definito “relativismo”, nelle sue forme più disparate. Non si sa più chi comanda, cosa comanda, chi rappresenta realmente. Negli anni del dominio mafioso si osserva sempre una decisa preponderanza verso questo o quel partito. Adesso le battaglie elettorali si risolvono per un soffio di voti in combattuti ballottaggi. Questo testimonia un dato inquietante per Alcamo e per la Sicilia tutta: i cittadini del Mezzogiorno mostrano una necessità, quasi una “voglia” ancestrale di essere comandati e guidati da forze esterne e oscure. Il problema quindi è fondamentalmente uno: la scelta del punto di riferimento. Quindi il Meridionale si mostra in questo senso intelligente, nel momento in cui sa che deve essere rappresentato da terzi e a terzi si deve ispirare per portare avanti un progetto e un sentire comune. Ma sbaglia nello scegliere chi deve guidarlo, andando ad affidare il proprio presente a potenze malavitose. La differenza col passato sta proprio in questo:ieri in Europa si sceglievano personalità e correnti di pensiero POSITIVE. Oggi si ripiega su personalità forti, ma spesso estremiste o xenofobe. La Sicilia intraprende apparentemente un cammino opposto: dopo secoli di schiavitù socio-morale sembra esserci la volontà di cambiare verso un futuro più democratico e libero. Ma adesso comincia la vera sfida: riuscirà ad affidarsi alle persone giuste, oppure la molteplicità delle offerte partitiche e l’assenza di saldi punti di riferimento (quale la Mafia è stata sino a ora) ci faranno piombare in anni di incertezza ? Riuscirà Alcamo a ripartire nel segno dell’Innovazione tecnologica, agricola, turistica e nel segno di un ecologismo sano e misurato? Oppure l’allentarsi delle catene malavitose ci farà sentire spaesati e incerti lungo la navigazione verso il nostro Futuro? La scommessa su noi stessi e per noi stessi è aperta. E il Futuro non aspetta.

venerdì 5 giugno 2009

all'ingrasso!

Mah, tentiamo di capire cosa possa significare quella scritta: certo è che gli abiti non si mangiano, quindi è un po' difficile pensare di interpretarla nel suo significato letterale. Indubbiamente, usare abiti del genere come tovaglioli oltre che essere uno spreco di stoffa causa sicure abrasioni a labbra e faccia intorno, dunque anche questa ipotesi è da escludere. continueremo ad arrovellarci tentando di risolvere tale dubbio, se intanto qualche coraggioso vuole andare direttamente alla fonte (nel corso largo, metà superiore, lato nord) e chiedere che cosa significhi, noi lo accoglieremo trionfalmente ;) .